martedì 23 dicembre 2008
trrrrrrrrrrrrrrrr
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/terremoto-al-nord/terremoto-al-nord/terremoto-al-nord.html
domenica 23 novembre 2008
FRAMMENTO N° 2
al bando appunto o sospeso il
lavoratore trovato in stato di
manifesta ubriachezza disturbo
comportamentale stati di aggregazione
di un'identica forma feticistica
sociale trasformazione di energia
umana in generalizzazione di una
dipendenza servile dipendenza sociale
è diventata un rapporto astratto
che elabora al massimo il controllo
sul corpo promuovere scioperi
(jamais, jamais je suis en) generali
selvaggi a tempo indeterminato
inversamente proporzionali ai nostri
contratti e a molte cose che la
ragione non t'induce, t'induce la
necessità ma comunque questo è
l'essenziale, divide ripetere tutto
all'infinito come un disco rotto
tertium non datur
FRAMMENTO N° 77
deserte fotoelettriche mangiate
il campanile d'arrivo linea
di fuga da piazza postojalyi
da lasciare memoria scaricata
negli immondezzai cimiteri
di tutti i nostri desideri
tecnologici intombati nella
stamina della città in via liguria
tra i prefabbricati quello che
resta vecchie case mezze cadenti
solitudinem faciunt ai margini
del paese spazio privo di spazi
di socialità confini ready-made
agìto spazio sciaguattato
esperito e addio ai semafori
lunedì 10 novembre 2008
sabato 8 novembre 2008
mercoledì 5 novembre 2008
zapping
domenica 2 novembre 2008
c'è crisi
"[...] spingere continuamente per allargare gli spazi di socialità"
lunedì 15 settembre 2008
temporale
fuori ritorna un inverno nero. livido revisionista esiziale. la russa alemanno berlusconi a lodare o minimizzare il ventennio. a bussolengo carabinieri che pestano rom a vicenza poliziotti a caricare manifestanti. a milano un altro ragazzo ucciso.
"Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto."
...
"Non l'ho mai detto. Sono stato frainteso."
domenica 7 settembre 2008
sommergibile sommergibile sommergibile
ed è già passato il vigile ad appurare che fossi veramente residente. il primo bucato le sere alla festainrosso la hollebräu. MALATESTA e i WOLFANGO. fuori l'europa che puzza di manganello.
martedì 24 giugno 2008
21 giugno 2008
la sveglia ci strappa ai nostri sogni politici per schiodarci le palpebre sul sole economico che entra dalle finestre. è OTTAVIA la prima ad alzarsi, come al solito. la sento in doccia poi si prova la gonna nuova e sta bene.
sabato 21 giugno 2008
leggi berlusconissime?
domenica 1 giugno 2008
26 maggio 2008
un lungo week-end post postmoderno. BERLINO
Un lungo week-end post postmoderno. Berlino
Tegel sembra un aeroporto di una qualsiasi cittadina di provincia, per dimensioni. La pianta esagonale lo rende però estremamente ordinato e fruibile, si sbrigano in fretta le operazioni di ritiro bagagli, altrettanto facilmente si riesce a prendere il bus che porta in città. O meglio in centro. O meglio ancora in uno dei centri. Perché Tegel è all’interno della città e non può essere altrimenti. E pure non ci possono che essere che più, e sempre diversi, centri, qui. E piccolo, sproporzionato, risulta al ricordo della città dall’alto prima dell’atterraggio. O alla prova delle distanze percorse nei giorni a seguire. Berlino è una città spanta, più che estesa, su una superficie di quasi 900 km².
Dei tre aeroporti Tegel, nella zona nord, è il minore per grandezza, ma è quello che per ora veicola la maggior parte del traffico e vive una sua estemporaneità che non è Jetztzeit, tempo attuale, non contiene in sé, riassumendolo, il passato, è un presente senza futuro e dimentico di ciò che è stato. Un tempo sospeso, puntuale, rappreso in una sorta di pseudo-istantaneità (fatta di momenti intercambiabili, tutti uguali e tutti teoricamente accaparrabili, vivibili e consumabili all’istante), la stessa che ci permette di essere qui in un’ora e mezza da Bergamo. L’eliminazione della distanza, del viaggio per sé e quindi dell’esperienza dello stesso come fatica e metabolizzazione di un attraversamento spaziale, ci regala un’«acquisizione immediata» della città, ma rischia di favorire allo stesso tempo un’«immediata perdita d’interesse» per la stessa. Ma non è certo peculiarità questa di Berlino, quanto piuttosto una qualità dell’attuale modernità.
In attesa dell’imminente chiusura, Tegel si trova in buona compagnia: la stessa sorte toccherà pure al più famoso Tempelhof, costruito nei primi anni Venti, riprogettato durante il Terzo Reich e noto soprattutto come approdo dei velivoli impegnati nel ponte aereo nel periodo della divisione. Per scongiurarne la chiusura era stato indetto un referendum che però è fallito per il non raggiungimento del quorum. Analizzando i risultati c'è da notare una grossa spaccatura: nei distretti di quella che era Berlino Ovest hanno vinto i contrari alla chiusura, mentre in quelli dell'Est hanno prevalso i favorevoli (i due che, dopo l'unificazione, sono nati dall'accorpamento di quartieri dell'Est e dell'Ovest, e cioè Friedichshain-Kreuzberg e Mitte, hanno votato in maggioranza rispettivamente per il sì e per il no).
Entrambi verranno sostituiti dal meridionale Schönefeld, già ribattezzato Aeroporto Internazionale Berlino–Brandeburgo, che diventerà quindi l’aeroporto della ritrovata capitale della Germania, il degno scalo di una vera capitale di un unico, vero Stato, impegnato, anche per mezzo di tali operazioni, a riguadagnare il prestigio internazionale e a creare all’interno una tradizione che, a guardar bene, non esiste. Specialmente a Berlino. E questa invenzione identitaria, non può che avere come fase preliminare la cancellazione dei segni e dei simboli di ciò che è stato prima. Ad ogni cambio di regime nuovi piani per il riassetto della città destinati a fallire, nuove demolizioni a creare vuoto, ma da questa ostinata volontà di estirpare le tracce della storia si libera uno spazio aperto. La memoria ha qui una forza maggiore nei resti e nei crateri che si vedono disseminati in giro, la storia del secolo scorso affiora qua e là come la risultante dell’azione di erasione che il politico, nelle sue diverse espressioni, dall’impero al mercato, ha esercitato sullo spazio cittadino. Concetti (e prassi) come memoria, raddoppiamento, vuoto, temporaneità sono ben esemplificati da una seppur minima ricognizione dello stato attuale degli aeroporti, ma si possono ritrovare facilmente e amplificati anche ad una prima esplorazione della città.
Sotto un cielo grigio che ci sorprende e affascina, Ottavia ed io ci muoviamo per zone, mettendo immaginarie bandierine nei luoghi che raggiungiamo. Cerchiamo i resti della divisione, di quella tendenza a sdoppiarsi e rifondersi che ha Berlino fin dalla fondazione. Pochi pezzi di Muro ancora in piedi, tra cantieri stradali o nella globalizzata architettura di Potsdamer Platz. Il vento è freddo, ma potrebbe far di peggio visto che la settimana precedente al nostro arrivo si toccano i -19°C. In Karl Marx Alee, il viale delle parate militari della DDR, quasi nessuno. Non passanti, sparute auto. Solo qualche corvo ai lati della strada. I berlinesi camminano spediti e si fanno gli affari loro, mai invadenti (non si potrebbero altrimenti spiegare i finestroni senza imposte delle case). All’occasione si dimostrano però molto disponibili. Noi ci nutriamo della toponomastica. Fino a Pankow. Poi sono le sere che arrivano sempre molto presto, i locali dove ancora si poteva (al tempo) fumare, dove la musica è un continuo stupore, dove portano una ciotola con acqua agli avventori con cane al seguito. La città si dimostra immensa, le distanze da coprire sono considerevoli, ma in soccorso ci sono i capillari mezzi pubblici, su tutti U-Bahn ed S-Bahn (il venerdì ed il sabato vanno tutta notte). E ad ogni stazione profumo di cibo. E quasi ovunque vedi la Fernsehturm, la torre della televisione, a sfidare le nubi. Due grossi debiti di memoria: il Bauhaus Archiv-Museum e, quasi imperdonabile, lo Jüdisches Museum.
Berlino, che è stata centro del mondo, in cui la storia si è fatta, agita o subita (ma che è ora che sta condannando la città «allo svanimento»), si sta ora normalizzando. La spinta dei primi anni Novanta si è spenta nel giro di dieci anni, le casse cittadine vuote, la speculazione edilizia, «il capitale» che «si impadronisce della città socialista dopo il 1989» hanno cambiato l’umore della città, hanno trasformato quartieri popolari in luoghi alla moda e spinto verso piccole riserve e verso la periferia gli squat. Diventerà una qualsiasi capitale europea, ma per ora gli spazi sono ancora vasti, i prezzi bassi. Ottavia ed io alla fine ci ritroviamo in mezzo a gite scolastiche e viaggiatori d’affari, di nuovo a Tegel, tutti con i nostri gadgets culturali.
mala tempora currunt
lunedì 21 aprile 2008
la felicità
martedì 15 aprile 2008
la classe operaia se ne vada affanculo
l'italia esce dal novecento, anche per quanto riguarda la sovrastruttura politica, e si tramuta in democrazia compiuta cioè a dire in uno stato neo-liberista/imperialista e xenofobo. con l'aggiunta di una non trascurabile dose di oscurantismo cattolico. neo-liberisti che criticano la globalizzazione, anch'essa debito pregresso di scorsi governi, neo-fascisti ricompattati dal nemico straniero. e tutti uniti a celebrare il funerale della sinistra fregandosi le mani. le urne e con ciò la storia l'hanno condannata a orpello museale. rimangono in quella che non è che un'istituzione borghese, il parlamento, solo forze che rappresentano la borghesia espansa, espansa alle masse. l'allontanamento nel corso delle scorse decadi di ciò che fu il più grande partito comunista dell'europa occidentale dalle moltitudini popolari e operaie, in concomitanza con la sempre più palese illusione del socialismo reale, ha prodotto uno scollamento culturale tra suddette moltitudini e l'idea di un altro mondo. a parlare chiaro la sinistra ha disimparato a parlare, ma anche ad insegnare alle moltitudini che, lasciate a loro stesse, ingrassate da conquiste sindacali che hanno dato loro il palliativo di salari e sicurezze contrattuali, senza di certo liberarle dallo sfruttamento del lavoro, si sono consegnate in mano ad una destra anch'essa espansa, populista e razzista. e, come alle sue origini, la democrazia ritorna in mano agli uomini liberi che, va da sé, fanno i propri interessi, alla borghesia espansa (borghesizzazione del proletariato e proletarizzazione della borghesia sono due fenomeni speculari), sostenuta da una casta di schiavi senza diritti. il non saper leggere la situazione o il non saper comunicare la propria visione della situazione è la colpa più grave che si possa imputare a quella che si chiama sinistra, facilitando il compito di una destra capace di rispondere alle incertezze della modernità liquida con identitarismi e tradizionalismi inventati o mitizzati, chiusi ed escludenti. trovato il nemico, creata la comunità. chi è causa del suo mal pianga se stesso, si diceva una volta. ma già parlare di sinistra è porsi nell'ottica dello stato borghese, come del resto santificare la democrazia rappresentativa.
martedì 8 aprile 2008
spleen et idéal
e mi sento come al solito preso per il culo. che fare, ora? trovare soluzioni individuali a problematiche sistemiche. soluzioni che, ovviamente, non arriveranno mai. quindi mentre escogito le migliori soluzioni per fargliela pagare saluto una taccola e nell'ordine penso a:
1) tatuarmi, perché non ho niente da fare
2) un inceneritore per monopolisti
3) programmi elettorali
il che mi crea qualche peristalsi dell'ideale. nello specifico: ideologicamente parlando non dovrei andare a votare (le loro elezioni..) e fin qui ci sono. ma poi mi faccio prendere la mano e sfoglio la margherita che non c'è più, da una sola parte.
LA SINISTRA L'ARCOBALENO
socialdemocrazia dentro la tempesta e dietro questa nebbia c'è solo nebbia.
http://www.sinistraarcobaleno.org/programma/
SINISTRA CRITICA
parla espressamente di migranti. ma è così fashion. e freaketti che la voteranno come votavano pannella.
http://www.sinistracritica.org/node/510
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
il fascino dell'anacronismo, malgrado la erre retroflessa e l'incapacità a pronunciare liechtenstein.
http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o676
PER IL BENE COMUNE
davvero posso averlo pensato? anche sì. ma anche no.
http://www.perilbenecomune.net/Programma.html
giovedì 27 marzo 2008
chip&salsa
martedì 25 marzo 2008
hey! (n)ed(d) is dead
ma ancora non si capacita dell'esistenza di fusi orari nord-sud. smozzica qualche improperio. ringrazia lo stesso JACOPO.
ok nedd is dead oh ho oh ho
lunedì 25 febbraio 2008
ed ora qualcosa di completamente diverso
eccoli lì. in un modo o nell’altro ci siamo finiti pure noi i programmi erano altri ora qui. ore 3.00 p.m. circa 1° gennaio notte fredda dell’INTERZOO piccolo andito di cemento di un capannone industriale, ex magazzini generali ricavato da una più grande sala. ci dividono dall’essere dentro un pannello da cantiere, un bancone e un pertugio presidiato da una biondiccia che controlla i timbri sugli arti degli appena-e-non-ancora avventori. ci divide dall’essere fuori il sipario di liste di pesante plastica e trasparente passati attraverso il quale siamo fermi. 28 euro sono davvero troppi per le nostre tasche attesa i bassi ci tremano nell’intestino ci dicono le pareti grigie si cerca il modo di entrare ok i cellulari prendono dice NOUVELAIR dentro c’è un po’ di maraia provo a sentirli la gente fa avanti indietro barcollanti smandibolanti freakette spolpe alterno-cagoni nasi-colanti lasciano scie elettriche a 170 bpm. eccoci qui. il PERO la FRA, NOUVELAIR e il TOJO sono capitati all’INTERZOO verso le 3. fermi all’ingresso cercano una soluzione per entrare gratis o al massimo pagando una cifra forfettaria. dentro la nottata è tirata dal mauro repetto dei prodigy in veste di dj, da un gruppo svedese di elettronica e da vari altri dj. non che sia molto allettante ma tant’è. e quella sera ci sta. siamo lì pure noi. NOUVELAIR chiama un’amica che è dentro siamo bloccati dice in entrata zero intenzione di pagare le altre entrate? ILARIA mi ha detto che controlla le altre due porte riporta la conversazione intanto la FRA prova a trattare con la bionda di piantone non vi posso far entrare a meno ma magari alle 3 e mezza facciamo 10. io e il PERO ci guardiamo in giro in cerca di illuminazioni il bancone cui siamo appoggiati è storto come se fossimo dalla parte del barista ha un ripiano a 3/4 dell’altezza s’insinua in TOJO l’idea di saltarlo via non ci vuole niente dice al PERO slancio poggi il piede sul ripiano e salti di là ci guardiamo, la lampadina è inattuabile ma fatico a togliermela dalla testa i neon di fuori entrano con una mantide fasciata in un vestito a strisce orizzontali si dibatte come un annegato tra le alghe di plastica della soglia, ma con più grazia alza il braccio destro non chiude il pugno come smith agita i ricci e si aggrappa al suo sgabello, una bruna rotonda che ha l’aria di chi ha perso la gara degli aperitivi biascica qualcosa rivolta al tavolaccio su cui si chinano altri consumatori di tempo libero per compilare la loro richiesta di tesseramento che poi cedono ad uno dei due incaricati, ricevono la tessera dietro il pagamento di 3 euro la esibiscono alla cassa allungano 25 euro in cambio di un cedolino con un numero stampato che non guarda nessuno lo passano al piantone che lo getta in un cestino sulla sua sinistra e timbra polsi o palmi di mano. il tutto in tre metri. arriva ILARIA con ‘ORSO e GGGIO salutano e niente da fare dalle altre parti è tutto sbarrato NOUVELAIR si intrattiene con loro mi è a lato ma non percepisco che qualche mozzicone di frase qualche risata qualche risposta stizzita mi racconterà poi chiede a ILARIA se ci può prendere qualche birra, va. il PERO si accende, la prova e scarpa il bancone dandogli sempre le spalle. si muove. vengo spostato di poco indietro anch’io TOJO lo guarda e gli sorride a tempo di musica inizio a spingerlo anch’io indietro lasciamo passare un po’ di tempo tra uno scossone e l’altro il fragore lo sentiamo solo noi coperto com’è dal pulsare delle casse e dalla baraonda che si frappone tra noi e quelli di INTERZOO saluto A che non mi riconosce e mi dice fo’ l’albero con la voce nel setto nasale. alle tre e mezza la FRA torna dalla vidimatrice che nicchia e la scarica a quelli al tavolaccio contratta dai vi diamo 40 euro in quattro loro ne vogliono la metà, a persona. irremovibili. torna sconfitta da noi che distiamo due passi di numero e si accorge del PERO e del TOJO che si scavano la galleria dà di gomito a NOUVELAIR ci strizzano l’occhio e ballicchiano torna pure ILARIA con il beveraggio glielo paghiamo NOUVELAIR consumiamo anche fa al piantone io mi guardo i piedi vedo il blocco di cemento che sorregge il pannello verde provo a spingerlo di lato con la gamba facendo perno con la punta del piede. si muove pure quello. aumento i giri un colpo al bancone un colpo al pannello un colpo al bancone due al. non passano dieci minuti oh io passo dico agli altri. è un attimo. sono dentro.
martedì 12 febbraio 2008
duty
tra cui ordinare un libro di BERTI.
giovedì 17 gennaio 2008
sabato 12 gennaio 2008
kroen
giovedì 3 gennaio 2008
zucchero filato nero
nessuna speranza, solo volontà.
e la prima esercitazione:
ESERCITAZIONE 4 (ESERCIZI DI STILE)
mattina: uomo + donna seduti in faccia alla casa di uno, granito dei gradini per tutto il giorno né movimento né linguaggio ed anche la notte. l’occhio del tipo li tiene sotto tiro da dietro le finestre che cazzo vorranno questi? questi son proprio degli strippati niente cibo niente sonno automi saranno degli. il giorno dopo uguale né li smuove il freddo dell’alba o il teschio del sole le intemperie. quanto la carcassa di un animale richiama dapprima avvoltoi e poi via via altri carnivori in relazione alla distanza, la loro presenza attira la curiosità a vari livelli d’intensità dal divertito all’allarmato di vicini abitanti del quartiere della città dell’hinterland sempre le stesse domande chi? e: che cosa? in maniera esponenziale da non credere ormai sono mesi che sento perfetti sconosciuti che mi pigliano per il culo gli occhi addosso di tutto il bel reame ora li caccio esco fuori e li caccio ‘sti due allora grida ve ne volete andare? niente. chiamo gli sbirri li faranno sì sloggiare 113 arriva una volante qui voi non ci potete stare dicono e li portano via. giorno dopo: ancora lì. di nuovo sbirri + volante + sgombero. ma niente più si può fare carceri piene impediamo i bivacchi da ordinanza però non si riesce nemmeno a multarli questi due potremmo cercare una soluzione abitativa ma non è nostro compito. e di nuovo mattina: uomo + donna seduti in faccia a eccetera. seduti per anni. se li prenderà il generale inverno se li prenderà e invece. a tirare le cuoia è lui senza un cane che possa reclamarne la proprietà quindi alienata. al comune che, persa la causa intentata dalla cittadinanza per permettere agli assisi di prenderne possesso, dopo il tentativo del comune stesso di allontanarli, si vede costretto a lasciarla ai due. creato il precedente. e il giorno seguente la città si sveglia puntellata da persone sedute di fronte a case altrui ad aspettare che qualcuno crepi.