giovedì 13 dicembre 2007

11 dicembre 2007 h. 13.27-13.37

visto che sono uno sfaticato ho usato un hysteron proteron, cominciando dal fondo il corso di scrittura. dalla seconda parte mentre sto ancora lavoricchiando sulla prima. e visto che non ho firmato niente da nessuna parte qui lo pubblico. il (mio) primo esperimento momentista. a voi:


l’orologio del cellulare fa i 37 quindi dovremmo essere giusti visto che è 10 avanti. quello del timbratore farà i 26 quello al muro i 28. il computer 27. tutti altrove, qualche metro e qualche muro più in là. nell’andito che contiene la scrivania a cui ero sarò seduto a farmi somministrare lavoro. io in pausa pranzo panino roll break al crudo chinò la stanza è un cubo giallastro vuoto, pavimento di schifoso marmo grigio sala rianimazione la chiamano quattro macchine. finisco il chinotto e mi piglio un caffè bistot 31 centesimi appoggiato al questo alto tavolino tondo. alcune impiegate parlano di thai-chi ci saranno 25° fuori 3 dicono entrano i capi area escono le impiegate. io sono esternalizzato. i due capi area parlano di latte appena munto da bollire, aneddoti dalla loro infanzia li osservo con la faccia di uno a cui la cosa non interessa minimamente, lo sento nei muscoli facciali finto sorriso tirato. non che quelli mi abbiano interpellato o cosa. se ne vanno [loro io] rimango. [solo uno scheggia di un’esplosione capitalistica della scrittura del lavoro ecc. una scrittura che si dice nuova e poi lustra le scarpe alle tre unità aristoteliche – ma se il linguaggio è reale niente può ritenersi più realistico di altro – che è GIÀ entrato in banca cavalcando comete] ma poi il caldo è troppo qui dentro mi decido a pigiare 12 per un espresso attendo il bip estraggo la chiavetta sollevo la mascherina di plastica e prendo il bicchiere. di plastica ovvio. me ne esco per tornare a corvè sorseggiando questo pastoso caffè. sperando di non cagarmi addosso.



tra parentesi quadre: parti da tagliare ma alle quali sono ancora affezionato..

martedì 11 dicembre 2007

chan lia sophie

baby lemonade

morto STOCKHAUSEN, ma si sa che non essendo italiano a chi può fregare? amalgamarsi di pseudo-nuove formazioni politiche (bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'è) sospeso LUTTAZZI dalla liberista la7, altre baggianate populiste di tox willer per mascherare le genuflessioni ai poteri economici, aspettiamo santa lucia électricité. altri morti sul lavoro. io strimpello con CHAN ripenso al buovecchio SYD faccio qualcosa per il corso di scrittura ma non entrerò cavalcando comete in alcuna banca del bestseller. e ti penso.

sabato 24 novembre 2007

l'italia è un casino? avanti savoia

non ci bastavano i sindaci le loro manie securitarie espulsioni di nullatenenti sans-papier etnicizzazione più ancora che nazionalizzazione del proletariato/plebe - il solito divide et impera. treviso verona cittadella guerre ai lavavetri firenze e quant'altri. non bastava questo no. e non ci bastava neppure un presidente della repubblica firmatario della legge che ha istituito cpt e cpa. nemmeno questo. affossata la commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del g8 niente di buono dalla rappresentanza (l'istituzione stessa del governo, vero ERRICO?). l'onorificenza dell'ordine militare d'italia qualche anno fa - ciampi presidentre - al generale dell'areonautica paolo moci, che partecipò al bombardamento di guernica. non basta.
ora ci si mettono pure i savoia. che nulla di buono può venire da loro. chiedono 260 milioni di euro di risarcimento per danni morali, all'italia. grottesca la cosa non trovi, nonno? due guerre mondiali il fascismo. non potevano tornarsene invece che a napoli a brindisi? qualcosa si sarebbero magari ricordati. non dico di bava beccaris o dei gas in libia e in etiopia. ma almeno qualcosa. le risiere di san sabba, le leggi razziali. poi magari noi ci si fissa su cose personali, laband-katowice, alta slesia numero di matricola 25636 Kriegsgefangener, certo tu ti ricordi. ma non è solo una questione privata. certo che no.

sabato 3 novembre 2007

vinegia


e la corte sconta è rimasta tale
ma una volta o l'altra la troverò

giovedì 4 ottobre 2007

nella vignetta delle signore

FRAMMENTO N° 12305

nella vignetta delle signore

FRAMMENTO N° 60



immersi in reale causticità
il programma di suicidio
           automobilistico
invece della rivoluzione
i pampers ultra i conti bnl
o uno svelto gel attivo
   ma l’istituzione stessa del governo
in breve le merci
 noi replicanti di lavoro morto
 non si rinnova l’en/ciclica
smembramento frana
l’incessante presenza franta
del corpo o (distaccarsi)
la luna necrosi putre/scienza
tumorale contrazione vermicolare
nessun oltre che
si nasce in

martedì 2 ottobre 2007

v-day e liste civiche

il ritardo è parecchio, ma le riflessioni sono le stesse. mediate attraverso cit/azioni di chi può certamente dir meglio. e come sempre incritichitevi nel mutar i mutanda


"[…] All’accettazione beata dell’esistente può anche unirsi come un’unica cosa, la rivolta puramente spettacolare: ciò traduce il semplice fatto che l’insoddisfazione è divenuta essa stessa merce […]"
G. DEBORD




"LA COMUNITÀ TERRIBILE è una somma di solitudini che si sorvegliano senza proteggersi."


"LA PARTE DI UMILIAZIONE e di avvilimento degli uomini consiste nell’obbligo di esibire costantemente le proprie capacità in una qualunque forma della performance viriloide. Il controtipo non ha spazio nell’economia affettiva della comunità terribile, in cui solo lo stereotipo, in ultima analisi, prevale; solo il Leader è oggettivamente desiderabile. […]"


"OGNI COMUNITÀ TERRIBILE ha il suo Leader, e viceversa."


"[…] E di nuovo, ci sono le manifestazioni. Le manifestazioni ammazza-desiderio. In cui non succede niente.

E che non manifestano più nient’altro

che l’assenza collettiva.

Per sempre."


"[…] È dunque attraverso le lotte sociali e non contro di esse che il Capitale si è installato nel cuore dell’umanità, che quest’ultima se n’è effettivamente riappropriata fino a diventare, letteralmente, il popolo del Capitale. […] Oggi, il movimento sociale, con i suoi neo-sindacalisti, i suoi militanti informali, i suoi spettacolari portavoce, il suo nebuloso stalinismo e i suoi micro politici, è l’erede del movimento operaio: contratta con gli organi conservatori del Capitale l’integrazione dei proletari nel processo di valorizzazione riformato. In cambio di un riconoscimento istituzionale incerto – incerto in virtù dell’impossibilità logica di rappresentare il non rappresentabile, il proletariato – il movimento operaio e poi sociale si è impegnato a garantire la pace sociale al Capitale. […]"
TIQQUN

venerdì 7 settembre 2007

no/stalgia












nirvana - serve the servants

mutatis mutandis

"Ricominciare non è mai ricominciare qualcosa. Né riprendere una cosa al punto in cui la si era lasciata. Quel che si ricomincia è sempre altro. E' sempre inaudito.
Perché non è il passato che ci spinge a farlo, ma precisamente quel che in esso
non è
avvenuto.
E perché così siamo noi stessi, allora, che ricominciamo.
Ricominciare vuol dire: uscire dalla sospensione. Ristabilire il contatto tra i nostri divenire.
Partire,
di nuovo,
da dove siamo,
ora."


Tiqqun

martedì 14 agosto 2007

FRAMMENTO N° 221

FRAMMENTO N° 1936



come fall out di neve
artificiale dalla
so.geo si specchia in sole
liquido così è poca
  qui
 equilibrando
           dorato
     ri/tardo
         - do ut des –
(è poca è poca si diceva)
la mitosi relativa
darwinizzate le
linee di scomposizione
    e
   delineare
- warschauer strasse ausgang links –
fiumana in fiume di binari
e ci si ritrova a

domenica 12 agosto 2007

che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo

a volte esce, il sole tra le macchie di pioggia in tutto simile alla luce bianca intermittente che accende i volti come occhio di bue casualmente puntato in faccia. fosse possibile sarebbe chi si attende, invece non si scorge.
ragnatele appese all’orizzonte il ritardo nella presenza di cielo sibila nello squarcio del tetto sagoma di volatile, nera nel cupo blu elettrico. il susseguirsi dei momenti alimentava passo passo la vaghezza puntuale del tempo ricordi futuri neon rumori per strada cartelli stradali semafori insegne di locali saracinesche chiuse negozi. che sia come sia quanto è fuori è inutile come quanto dentro del resto. teste tagliate selciano la strada ghirlande di fiori alle finestre pareti si alzano taglienti e razionali grigio cementi rosso TOJO rivede MARLENE sporadicamente e ormai non ha di che raccontarle qua e là riaffiora la tensione del cuore ma non è che il cambiare del tempo il cielo che si copre. l’ex-officina si stende quel poco a demarcare una L soffitto basso luci magenta blu bianche metallo riflette cemento assorbe tutto ruota in senso antiorario 30° ritorna in equilibrio colori poi si sa ponti ferroviari lampioni orange elettrico. me ne vado. me ne vado ora. i corpi si avvicendano uguali il sapore della serata se n’è andato con il sonno.
gru nel pezzo di cielo il sole sgargiante di una primavera del nuovo millennio ricopre la giornata, inutile. ancora. una carie in stato avanzato gli scavava il primo molare mandibolare, a destra oltre smalto e dentina si avviava a. gli impulsi che gli arrivavano dall’innervazione del dente ormai scoperta li ricercava con rapidi movimenti di lingua. solo avvicendamenti di luce di buio.
e così passano i giorni. TOJO si conta le costole le dita i denti rilascia endorfine adrenalina NEUBAUTEN l’inurbamento taglia la vista e ho preso ancora decisioni sbagliate tra le strade rosse avvolte la città vuota frammentazioni dello sguardo blu cupo e nero il bianco le articolazioni delle braccia si piegano. il fegato il plesso solare
le luci gocciolano dalle travi
le ferite lacero-contuse delle pareti nella nausea elettrica
è questo ciò che esiste, ciò che non esiste
poi sarà che gli spostamenti riprendono il loro corso la non-corporeità dei corpi la non-organicità degli organi


i tagli alle tasse i tagli alle teste. e credo che si incontri sempre gente diversa che magari conosci qualcuno da tempo ti dici ma in realtà ogni istante che lo vedi è il primo.
ogni gesto che faccio lo faccio per la prima volta. l’unica.
cosa movimento azione (sempre che ci sia)
finitezza di homo sapiens


dalla mia merda che contiene farina di frumento cioccolato fondente 20% agenti lievitanti: E450 E500 qualcuno ha scoperto che mangio snack cookies merba, 1€ e 55.
li intingo nel latte quando c’è il latte, coop se vado alla coop intero ma se c’è ACHILLE lo prende lui quello buono perché a queste cose ci tiene. io prendo quello che costa meno. li intingo la sera tardi con la chimica che mi allarga il sorriso e lo stomaco. per esteso contengono: farina di frumento zucchero cioccolato fondente 20% (zucchero pasta di cacao burro di cacao emulsionante: lecitina aroma) grasso vegetale cioccolato al latte 10% (zucchero polvere di latte pasta di cacao burro di cacao emulsionante, lecitina aroma) farina d’avena burro uova lactose sale agenti lievitanti: E450 E500 aroma. poi mi arrovello nell’ordine su alcune questioni: 1. sarà lo stesso burro di cacao che si mette sulle labbra? 2. da dove viene tipo la farina di frumento e 3. di che frumento si tratta? 4. le piante grasse producono più grasso vegetale di altri vegetali? 5. il cambio di punteggiatura dopo emulsionante sarà significativo e 6. potrebbe avere ripercussioni sulla mia salute? 7. chi sarà il misterioso aroma? 8. eccetera.
così esaminando gli stronzi che si avvicendano nel mio cesso


sushi degustato sull’unico pesce che sopporto, la passera


la fantascienza sono i telegiornali.
EVELINE passa ha nell’occhio solo spalancato le macerie delle case nella notte panzer di roccia ocra spigolose costruzioni futuriste nel deserto. l’effetto resta → si manifesta nella qualità dell’immagine. il calibro dei cannoni cigoli omocromi alla sabbia.


ok ok mai tirare in ballo la madre di nessuno né la sua famiglia. potrebbe aversene. esattamente come uno scimpanzé. né denigrare il lavoro apertamente.
rispondere sì sissignore
oppure no
oppure non so.


benvenuto nel precariato dice la voce al telefono.poi lascio bologna facendo terra bruciata dietro torno alla casa genitale e non è cambiato niente. solo che il nonno materno è morto. questioni d’eredità. lascio curricula in giro.

archaeopteryx claw ist nicht mehr dabei

altre sere si sono susseguite entrare uscire dai locali che tanto dentro è come fuori, solo diverso. qualche concerto qualche serata a ballare reggae a gratis. bologna è accogliente ma non dice più niente non parlano più i muri le strade i portici a volte per trovare un cazzo di pusher che ti venda anche solo del ciocco dovevi fare i chilometri tra via zamboni via petroni piazza aldrovandi tornare indietro scantonare al teatro comunale farti un paio di short al college bar che di due ne paghi uno poi c’era una cameriera carina non molto appariscente ma carina e una maglietta con un’astronave stilizzata bianco in campo verde aspettare di scorgere qualche maruega o proseguire verso la montagnola o la stazione ma anche no che non ci sono altro che tossici e sbirri. o accontentarsi di qualche sporadico nelle sere di magra punkabbestia arrogante e insistente. niente di più.
anche se ora ho la testa che pulsa che sembra quasi una pre-supernova che mi servirebbe un trapano e bucarmi le tempie far uscire i fluidi cattivi che corrodono il cervello eccetera avversione per l’acqua sulla pelle ma questo passerà come al solito.


così scrivevo ed era il giorno dopo l’esibizione della TUCO CLUB BAND.


e ora che la testa non scoppia più che acquieto lo stomaco con del succo all’ananas skipper zuegg puro succo 100% non zuccherato che scadrà il 24/06/2005 da 1,19 € ora che la down si nasconde un attimo e scivola verso l’intestino. ora.


la poiana che abbiamo visto ci ha portato fortuna per un giorno per la notte. alta nel cielo con la sua corte di rondini tordi al seguito sparita oltre le colline non un battito d’ali non. ma da bambino intorno a sansorcio non ne ho mai viste o per lo meno non le ricordo andando verso il lago sì invece prendere la superstrada fino ad affi fiancheggiare la montagna segreta degli americani che immaginavo come una sezione della linea maginot raffigurata in un qualche libro i cunicoli montacarichi cannoni contraerea la sala delle decisioni irrevocabili, rampe di lancio per missili si squarcia la montagna poi più niente. si passa qualche paesino di cui non ricordo il nome e si scende di tornanti verso torri che ti si tappano le orecchie. una volta ho anche visto il castello ma non ricordo. poi era il muro che cadeva piazza tien an men l’afghanistan, l’iraq prima e dopo la jugoslavia le torri. mani pulite genova. la televisione scandisce le giornate pubblicità di assorbenti mulino bianco sassi dai cavalcavia kinder délice puttane sotterrate nel giardino di casa fiat palio quanto vano vagare alla ricerca di un carnaccio su telenuovo (so beauty remains in the impossibility of the body) la rete le pubblicità progresso. legge biagi: la flessibilità fatta assorbente.


noi cosa si dovrebbe fare quindi? comunque non sopporto che non si conoscano i CCCP.


e a volte che sono bello spolpello suonano pochi rintocchi di campana entro in casa facendo attenzione essere il più silenzioso possibile mi siedo sul cesso e piscio fino ad espellere tutti i liquidi gli organi miei interni gli umori resto vuoto da mancanza di sostanza apparati ritrovano la loro composizione organi la loro locazione ma svuotati e collasso a letto. questo sarebbe quanto se fosse semplice. ma c’è sempre da svegliarsi domani aprire gli occhi raggi di sole che si raffredda.

martedì 7 agosto 2007

dachau disney disco

idioti senza nome si confondono tra i bassi le sale si rincorrono come di staffetta nella melma strisciano i corpi su pantani di cocktail birre mozziconi di sigaretta la grande vastità degli ormoni a mezz’aria lingue in bocca il ritmo giusto per la gente giusta racchiusi nello zoo delle vanità la fine arriverà per chiunque e chissenefrega. ballo tra i sudori dei manichini ma quanto è divertente confondersi tra tanti idioti migliori di me tra le altre cose tatuaggi addominali scolpiti le camicie stirate stropicciate i jeans strappati che fa piercing figo le luci si susseguono verde rosso blu blu blu lo strobo ogni tanto e la cosa più patetica è che resto qui seduto a vedervi ops a vedermi e il dj scandisce il mood della serata oh oh. bum bum crasch coff coff glu glu ratatom splash oh ricrrr. oh mio caro marinetti e la sola igiene intima del mondo tra le cosce sfavillanti delle sbarbine minigonnate le trincee aeronautiche dei capelli ingellati delle creme depilatorie. si sta come di dopo la sbronza nelle turche gli stronzi. ma siamo partiti che era mezzanotte verso questo tempio becero e vano la selezione all’ingresso è rigida più di quanto ricordassi il buttafuori all’entrata mi squadra dallatestaipie’ e mi dice tu non puoi entrare perché chiedo, fai entrare tutti questi bell’imbusti con le pezze al culo. guarda invece me che uomo sbarbato di fresco profumato oliato di preziose essenze d’arabia il bicipite a vista beh vaffanculo e il cazzotto che mi stende non lo vedo quasi partire. ma invece passo tranquillo gli idioti e come di sopra ma per un po’ mi faccio prendere poi giro una canna di nero e mi spengo.
tutti intorno si rotolano.

il dj innaffia le palpitazioni dei cuori.

specchi bianchi vagili roteano scazonti. poi più niente.

e vaffanculo.



precisazioni:
la discoteca era davvero l’hollywood e io ci sono davvero andato. la gente era davvero tutta uguale e ho davvero fatto l’imbecille. avevo solo la barba incolta. l’unica cosa di cui mi pento è di non saperle cogliere granché le differenze tra idiota e idiota, preso come sono dal far di tutta l’erba un fascio. è che non ero fuori abbastanza. sbarbato di fresco lasciatemi la licenza contornati gli occhi e smalto nero sulle unghie della mano destra fatico a spiegare questa scelta ad una fichetta che mi manda occhiate da sotto in su. che colgo solo poi intanto cerco di farle capire che sono la parte scura del sole il femminile che è nel maschile i due triangoli princìpi e cose del genere. bla bla. lei mi sembra perplessa anzi è da un po’ che parlo alla sua immagine riflessa in qualche specchio o nella mirrorball appesa al soffitto è già aggrappata ad aitante ballerino dai movimenti pelvici lei in tutta risposta gli si arrampica addosso chiudendo le gambe dietro il fondoschiena di lui e iniziano a simulare un coito. ma non è questo il ballo, in fondo? non è questo il tempio d’elagabalo in cui si penetrano e scontrano i princìpi? non siamo in fondo tutti qui per una sola cosa? cioè a dire: per scopare? assorto in queste meditazioni cado in un pozzo mi rialzo dal divanetto lancio in giro pezzi di cera e ghiaccio spalmo sulle facce fette d’arancia bevo rum i miei compari mi sollevano a mo’ di tavola da surf dopo un po’ mi risiedo e mi guardo la scialorroica parata dei maschi in livrea delle femmine in calore e il dj che ci vuole carichi su le mani. le alzerei molto più volentieri in una rapina, a dirla tutta.


altre precisazioni:
si sta come di sbronza sui mobili gli sbocchi. quante velleità quante velleità ohilalì ohilalà.


ed invece: sono arrivato lì entrato sbevacchiato fatto l’imbecille e mi pare d’essermi strusciato contro il culo di EVELINE diciamo per sbaglio e poi è finita lì. canna di nero + spegnimento.

new no new age advanced ambient motor music machine

passata la pacchia post-sant’eufemia ci si arrabatta con quello che c’è. neanche con il caffè sembra funzionare l’aulin. tavor e lorazepam non li trovo più negli armadietti di mio padre e me ne sconsiglia il fratello che dice: li tiene contati. ok. mischio nello stomaco birra custoza e bardolino la sera. e la fortuna è che juansebastianveron o il mio cilotto sia ancora molto richiesto quindi ho il culo di scroccare pure quello, lo shit. e quando sono arrivato a livello mi alzo con la vescica che esplode zigzago tra i tavoli e le panche che cardano&decumanano quella parte di campetto alle spalle della chiesa faccio uno scalino e una piccola rampa puntando i piedi, abbassando il baricentro. al buio della stradina bianca piscio tra i calcinacci in faccia alla luna


in piedi


che il cielo sembra umido della luce di luna che perde i pezzi madida volta celeste, luminosa. che le stelle sembrano macchie stinte la forfora su maglia scura entri in una cazzo di disco e luci blu magnetico bianco. e piscio. ulivi che quintano la vista della valle accesa a giorno.


il locale è un cubo di roccia luce di fiaccole rimpatto il rubinetto fisiologico mi giro a sinistra ritorno


ma non è che la sovrapposizione di due scene una di anni fa di questo locale polveroso come un cubo nel niente, in provincia di lecce qualcuno che guida l’auto con le ginocchia e rolla una canna mi pare che si sia bevuto sangria. nel campo del PEPPO fiaccole ad illuminare la baracca alla quale sediamo PEPPO suona jambé il TOJO chitarra il resto della maraja gioca a quintilio che è tipo una briscola o una scopa in cinque ma ci sono delle regole che ho dimenticato in fretta che ci avevo giocato pure io che fondamentalmente sono il TOJO che è lo stesso di dire TOJO per quello che importa EVELINE non so. poi mi alzo ancora con la vescica che esplode fuoco d’artificio scampato e piscio tra gli ulivi delle terrazze che scendono la collina, si getta nella valpantena.


piscio sempre in piedi che è l’unico vanto di essere maschi che non è come ti fanno credere che siamo uomini dobbiamo farci rispettare lavorare duro eccetera. siamo solo delle schifo di scimmie idiote senza coda. me ne sono accorto un giorno che aspettavamo l’autobus per andare non ricordo in che parte di bologna un euro il biglietto ma è sempre meglio di prendere la multa una volta pioveva l’altra dovevo correre a prendere il treno per milano un paio di giorni con GIOB a casa di suoi amici volevamo andare in svizzera ma poi non se n’è fatto niente in treno guardiamo il binario in fianco al nostro dove in attesa di partire vediamo un cadavere coperto da un lenzuolo bianco che gli lascia scoperti i piedi. due giorni dopo è morta mia nonna.


a bologna le fermate dell’autobus sono rosse come gli autobus non come gli edifici che dicono che sono rossi ma in realtà sono terra bruciata. forse eravamo stati invitati a cena da qualcuno o stavamo andando al link o dove cazzo era saliti si vedono tutti questi primati appesi alle maniglie ai tubi.


scimmie senza coda e basta. ci odoriamo ci grattiamo ci scopiamo seguiamo gli ormoni, le gerarchie. mangiamo cachiamo pisciamo vomitiamo moriamo. per vedere i nipoti che portano il tuo cognome se sei maschio. mah. familismo veneto ancien regime del patriarcato e non accennare all’omosessualità, al vilipendio alla bandiera inno nazionale il silenzio fuori ordinanza. gli sbirri ti stanno sui coglioni perché ti inculano la patente venerdì sabato domenica che sei spolpo.


ma stando zitti si riesce a sopravvivere. quando poi parli non ti prendono sul serio quando lo sei se spari cazzate a ruota libera eccetera eccetera.


tanto prima o poi saremo solo polvere, e il resto rovine che lo sono già in potenza strati per chi si prenderà la briga di scavare gli abusi edilizi che fiancheggiano la statale dove si va a fare il puttan-tour le strade interne le crepe nelle case di nuova costruzione che è normale finendole in un paio di mesi quando per la stabilizzazione dei materiali ci vorrebbero un paio d’anni questo è il paesaggio che inquadra la vista dal lago a verona ma non che più in là sia molto meglio. questo è quello che vediamo tornando da una cazzo di disco che ci ha contenuto per il compleanno dello SBIRRO questo è quello che vedo mentre mischio grappa di merlot prosecco di valdobbiadene liquore alla mela verde caffè aulin grappa di amarone glen grant orione adagiato sulle cime degli ulivi viti, il frumentone la luna quasi è spenta ma fari che nominano l’asfalto i paesi superati. il resto non è niente. berrei volentieri una birra e fumerei una nessuna centomila cicche ma. precetti divini da infrangere. uccido solo qualche insetto non rubo se non si considerano posacenere e bicchieri fatturati nei locali visto che mi chiedono 4 € per una media. bah. ma pratico con costanza e metodo la falsa testimonianza

le sere uguali ad ora

le sere uguali ad ora. mi si offusca la memoria ma rumori intorno gente che si desta onanismi eccetera. è che non ricordo da dove vengo, dove vado. le mie generalità l’ora in cui rincaso. sono fuso, disincarnato. o forse totalmente permeato dalla mia materia o cose così. la nottata si distribuisce fiacca nel tempo che scorre. tanta tanta gente all’inizio ci sediamo in questo spiazzo apparecchiato a sagra faccio stizzire chiunque ma i miei antenati del posto mi garantiscono l’immunità sono senza una lira i butei prendono bottiglie su bottiglie di vino fumo due cilotti si parla di calcio sono fuori. come la merda, l’è da cortei. poi torno a casa cerco un qualche canale terrestre e basta che trasmetta fichette bagnate e poi vengo mi svengo sul letto. più o meno. poi ripenso a chi ho reincontrato questa sera e che non vedevo da sempre da ieri. ieri avemmo suonato con la TUCO CLUB BAND di fronte agli stessi che stasera ci avranno dato da beremangiare festeggiando lieti, berlusconi console. ancora.
non reincontravo. EVELINE è da mesi che non la sento la sua voce veloce risata voce veloce hai ancora la morosa haha bevi una birra. non ho il coraggio di svelarle la pulsione che come magnete mi attira al suo basso ventre


e in quel periodo di stasi tutto andava a rotoli ma senza fare molto rumore ogni tanto trovo qualche conoscente e fortunatamente i chilometri molti di distanza allontanano la nausea da sovraesposizione che mi prende quando vedo troppo spesso qualcuno. non avevo nemmeno i soldi per prendermi le cicche uscivo dalla casa dei miei dopo aver preso dell’aulin ed averci bevuto dietro sperando che stonasse. ma il più delle volte non fa un cazzo leggero intorpidimento dovrei provare ad aumentarne le dosi. si parla di qualcosa di futuro ma alla fine non si combina un cazzo. cioè il TOJO non combina mai un cazzo pensa sansorcio è solo un pantano e ogni giorno divento più stupido e più abbrutito a restare qui.


e bologna è un cazzinculo come ovunque. sterile. magari se trovassi davvero il coraggio di andarmene affanculo a berlino. sono le gru le lamiere i döner kebab i sampietrini i trapani i nuovi edifici. questo è.

lunedì 30 luglio 2007

protocollo n° 1

"La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare, e soprattutto quel che ti ha fatto crepare, e crepare senza capire mai fino a qual punto gli uomini sono carogne. Quando saremo sull'orlo del precipizio dovremo mica fare i furbi noialtri, ma non bisognerà nemmeno dimenticare, bisognerà raccontare tutto senza cambiare una parola, di quel che si è visto di più schifoso negli uomini e poi tirar le cuoia e poi sprofondare. Come lavoro, ce n'è per una vita intera."
LOUIS-FERDINAND CELINE


(i rizomi alla rizla
troveranno una loro collocazione
qui.)


"Tutti gli uomini gridino: c'è un gran lavoro distruttivo, negativo da compiere."
TRISTAN TZARA


e più sopra:
"Ogni pagina deve essere un'esplosione, sia per la profonda, intensa gravità, il vortice, la vertigine, il nuovo, l'eterno, la beffa irresistibile, l'entusiasmo dei principii, sia per la composizione tipografica."


ed infine:
"[...] non può esserci rivoluzione senza una distruzione vasta e appassionata, una distruzione salutare e feconda dato che appunto da questa e solo per mezzo di questa si creano e nascono i mondi nuovi."
MICHAIL ALEKSANDROVIC BAKUNIN

domenica 29 luglio 2007

Kebabträume in der Mauerstadt


ci rivedremo

io vedo esplosioni

(benvenuto nel precariato ha detto la voce al telefono.poi lasci bologna facendo terra bruciata dietro torni alla casa dei geniatroci - la casa genitale - e non è cambiato niente.)

a volte prendo un treno. scendo in una stazione di passaggio lavori in corso caldo soffocante saldatori stridori di metallo, odori di ferrovia. attraverso i binari mi accendo una cicca che mi secca la gola. proseguo sull'asfalto che riverbera i cani nemmeno hanno la forza d'abbaiare in questo fine-primavera se ne stanno sdraiati e si limitano a guardarmi annoiati dietro le sbarre che delimitano la proprietà privata. l'allea di tigli protegge a macchie dal sole scheletrico l'aria stagnante fa galleggiare sopra la mia testa i profumi. è uno zigzagare alla ricerca d'ombra s'apre una piazzetta in fronte ad uno schifo di chiesa. gli altri edifici che la chiudono almeno non offendono la vista. poi incontro MOLLY e tutto va meglio.

sansorcio dice TOJO è una merda, divento solo più stupido a restar qui. e bologna è un cazzinculo come ovunque.
ma ora me ne sono tornato. e a pensarci bene ogni ritorno è una sconfitta.
chissenefrega mi dico io che fondamentalmente sono TOJO che in fondo è lo stesso che dire: TOJO. ma queste sono divagazioni.

c'è un bel da fare a far la bella faccia ogni giorno rispondere sì sissignore. funziona così. ti guardi intorno e non fai un cazzo perché non ne hai voglia. s'impara presto a parassitare su qualsiasi spalla si presenti. parlare poco e mostrasti puliti. ma i soldi sono sempre pochi allora mi dirigo verso i supermercati che trovo e se sono discount meglio ché una cassa di hollandia viene 10 leuri. non prendete mai birrestrasse in vitro meglio molto meglio la latta: il metallo confonde le papille gustative. bevi quello che trovi sorridi e sta' zitto affastella le questioni primarie gli sbattimenti in fondo. così che se ne stiano quieti con gli altri morti e ritornino solo a rovinarti il sonno. alla digestione ci pensa già quello che ingollo.
infondo non siamo che cadaveri in potenza destinati ad esplodere attraverso il parabrezza.

io vedo esplosioni. semplice. ed il vuoto. nel sonno nella veglia. tutto qua.poi sono entrato nel mondo dei parchi divertimento. lavoro a mogli stranieri che gli costano meno degli italiani studenti ed altre categorie di questi generi. non capisco il cameratismo immediato e le beghe da quattro soldi poi.
io per me cerco di non rompere le palle faccio quel che c'è da fare parlo poco. a spaventar la gente c'è da divertirsi, il primo mese. pochi sbattimenti.